PELLEGRINO TORNA A LILLEHAMMER RE DELLA SPRINT

Foto: Lillehammer World Cup

Prima sprint in pattinato e subito Pellegrino fa saltare il banco. Grande inizio nella sprint in tecnica libera, dove ha corso con estrema intelligenza e grande capacità di gestione della gara. Ottima la scelta della Heat, mentre Klaebo deve togliersi dei sassolini nei confronti di Bolshunov, dopo la sconfitta a pochi metri dall'arrivo nella sprint in classico di Ruka ed sceglie la Heat più dura per stromettere il russo dalle fasi successive.

I quarti di finale con Klaebo, miglior tempo in qualifica, Iversen (2° tempo), Boshunov (5° tempo), Halfvarsson (7° tempo) e Brandsdal (10° tempo) aveva un sapore quasi di finale.

Adesso ci attende un weekend con la sola Coppa del Mondo a Beitostoelen e il biathlon a Pokljuka perché l'OPA cup di Premanon è saltata e non è stato possibile recuperare la tappa in un'altra località.

IL PROGRAMMA DI BEITOSTOELEN

Si inizia l'8 dicembre con una gara individuale di 15 km in tecnica libera per le donne, mentre gli uomi gareggeranno su una 30 km nello stesso format.

Il giorno dopo è prevista la prima staffetta dell'anno, con la Norvegia che avrà la possibilità di schierare più squadre, gareggiando in casa.

Sarà sicuramente un inizio non facile per le nostre atlete distance che dovranno confrontarsi con il contingente nazionale norvegese, dunque entrare nelle prime 30 sarà sicuramente non facile.

Dopo le prove di Riale e Santa Caterina Simone Paredi ha deciso di schierare: Elisa Brocard, Ilaria Debertolis, Sara Pellegrini e Lucia Scardoni.

Tra i maschi, oltre a Francesco De Fabiani, Dietmar Noeckler, Maicol Rastelli e Giandomenico Salvadori, ci saranno anche Mirco Bertolina e Stefano Gardener, recentemente protagonisti nelle gare FIS di Santa Caterina, il primo con il successo nella sprint, il secondo dominatore nelle prove distance. Assente Federico Pellegrino, che si preparerà in quota, a Livigno, in vista del ritorno della prova sprint a Davos, in Svizzera, nel fine settimana successivo, sabato 15 dicembre.

Un pensiero al weekend passato.

LA LEGGE DEL PIU’ …………. FORTE

Si, è il caso di dirlo ed anche forte. Pellegrino ha dimostrato di essere il più forte. Scelta azzeccatissima della Heat 1 e poi una grandiosa finale per lui.

SEMPLICEMENTE CHICCO WEEK 4

Lasciamo che sia direttamente Federico con questo scritto pubblicato su federicopellegrino.com a raccontare la sua gara.

So che può suonare strano, ma la Mia vittoria è, dentro ad ogni gara, il raggiungimento di un obiettivo preciso. E non sempre questo coincide con il battere tutti gli avversari.

Prendiamo per esempio la vittoria più recente, quella di venerdì, a Lillehammer: ciò che mi ha reso davvero soddisfatto è stato il riuscire a portare a termine tutte le cose che avevo programmato di fare, al mio massimo possibile. Motivo per cui, se anche sull’ultimo rettilineo mi avessero raggiunto e superato, io mi sarei comunque ritenuto soddisfatto. In Norvegia non avevo mai vinto una gara, anzi non ero mai andato nemmeno a podio, e su quella pista, complice anche il fatto che negli ultimi due anni l’abbiamo affrontata a tecnica classica, non avevo mai neppure passato un quarto di finale. A questo devo aggiungere che nel mio piano-gara avevo programmato un attacco un po’ anticipato sui tempi, nel caso in cui fossi arrivato in finale e si fosse creata l’opportunità. Il perché? Ogni tanto, soprattutto a inizio stagione quando non ho ancora ben chiaro quale sia il mio livello di condizione, sento il bisogno di testarmi anche in fondamentali diversi da quelli che so essere i miei pezzi forti, come, ovviamente, lo sprint sul rettilineo finale.

Per cui io venerdì, quando mi sono affacciato sugli ultimi 300 metri, ero già pienamente felice di come avevo condotto la finale e più in generale di come avevo gestito tutta la gara: avevo già vinto. Poi è chiaro che tagliare anche il traguardo prima di tutti gli altri offre un bonus inatteso di gioia e soddisfazione, che diventa persino orgoglio, perché esce dai confini del mio gruppo di lavoro e travolge molte più persone.

Ogni weekend infatti viene preparato meticolosamente e all’interno del mio team, che comprende l’allenatore, gli skimen, il fisio, Greta,… tutti si fidano delle mie scelte perché sanno che i miei obiettivi sono sempre molto chiari, e molto spesso li condivido con loro (a volte ne parliamo a tavola anche con i compagni di squadra). Come impostare la gara, dove attaccare, quali feedback desidero ottenere dalla mia prestazione. Rimanere dentro al piano è la mia vittoria, e di queste vittorie cerco sempre di non saltarne nemmeno una, ovviamente non solo in gara, ma anche in allenamento, fin da quelli di fine aprile. Quando capita poi che a questa vittoria coincida anche arrivare primo allora tutto si trasforma, perché quante persone si riescono a rendere felici per un risultato del genere? Migliaia: tutti gli appassionati, i tifosi di mezzo mondo, gli italiani che si erano messi davanti alla televisione pure senza conoscere profondamente lo sci, ma attirati soltanto dalla presenza di un italiano in finale. Arrivare primo significa aiutare tutto il movimento e di questo, quando capita, sono fiero. La differenza tra una vittoria solo mia e del mio team e una vittoria per tutti è veramente enorme, ma è un compito importante non permettere all’euforia di spostare il mio equilibrio, che rimane sempre impostato e tarato sugli obiettivi tecnici e fisici.

Anche se devo dire che lasciarsi andare alla gioia per qualche ora è gratificante come pochissime altre cose nello sport. I momenti che seguono una vittoria, o meglio, un primo posto, me li godo proprio: l’abbraccio con i tecnici, il bacio a Greta, il defaticamento, la conferenza stampa, l’antidoping, il pasto dal cuoco che aspetta a casa il mio rientro, l’analisi con i compagni e infine, la doccia. L’ho detto spesso ai giornalisti, quello è il momento che più mi godo dopo un grande risultato. Dopo aver ringraziato tutti, mi ritrovo solo io, nudo e crudo, come mamma mi ha fatto, esattamente lo stesso che fino a qualche ora prima era lì sull’ultima salita a saltare, e a far saltare i tifosi sui divani. Bravo Chicco, ti meriti una pacca sulla spalla.

C’è però un altro aspetto che vi voglio raccontare, un po a giustificare la mia visione pessimistica dei giorni e delle ore che precedono una gara, quando molto spesso i miei compagni di squadra mi prendono in giro, e come non comprenderli nel momento in cui arriva la mia classica frase “questa volta sarà già dura anche solo qualificarmi”…

Nella semifinale di venerdì, sommando le vittorie dei sei partenti si arrivava, incluso me, a 45 vittorie in Coppa del Mondo: un’enormità. Significa che il gruppo dei partenti era veramente di primissimo livello, diciamo già da finale, ma questo invece che deprimermi ha avuto l’effetto di incentivare la mia cattiveria agonistica. Il mio approccio alla gara funziona proprio così: sento la necessità di essere “nascosto” in mezzo agli altri, sfavorito dalla qualità degli avversari e dalle condizioni avverse. Nelle ore precedenti alla gara il sommarsi di tutte le componenti negative dell’appuntamento servono ad abbattere le mie chance ipotetiche di vittoria, abbassando la percentuale il più in basso possibile. Ci metto dentro di tutto: dalla neve fresca che non mi permetterebbe di esprimere al meglio tutta la mia potenza (come dicevano prima del Mondiale del 2017), le sensazioni fisiche, la pista che non mi è congeniale, lo stato di forma eccellente degli avversari migliori. Poi, quando ho abbattuto per bene nella mia testa le chance di vittoria, quando inizio a sentirmi davvero sfavorito, in quel preciso momento lì, a pochi minuti dallo start, parte la scalata verso le proiezioni positive. Mi sfido e mi concentro a vedere solo il buono. In tutto. A volte mi obbligo a farlo. Mi ripeto che le gambe inizieranno a girare proprio al momento della partenza, che la temperatura è perfetta, che la pista mi è congeniale. Nella mia testa le percentuali di possibile successo cominciano a salire, vedo un po’ di luce in un tunnel che mi sembrava completamente al buio, e appena mi accorgo che invece c’è margine: quello è il momento in cui mi ci butto dentro, dritto per dritto, e senza tentennamenti.

È questa la maniera in cui riesco a tenere la mia mente sotto pressione costante, una pressione negativa che mi permette di sentirmi nei panni dello sfavorito che parte dalle retrovie, ma allo stesso tempo è attraverso questo meccanismo che percepisco le mie possibilità crescere mano a mano che mi avvicino alla gara. E questo mi gasa, proprio nel momento giusto. Non sono mai deluso dalla gara, o sorpreso dalle cose che non vanno, ma piuttosto sono colpito delle cose positive e da esse traggo sempre un surplus di energia.

KLAEBO ......... SFORTUNATO?

Forse si. Questa volta un contatto di troppo non certo voluto l'ha estromesso dalla finale.

Klaebo è stato costretto a fermarsi per la rottura del bastoncino ed è andato su tutte le furie, reagendo in modo istintivo.

Un inizio stagione non secondo le sue aspettative: «Non sono esattamente cosa sia successo, ma è stato un errore di Calle» ha affermato a NRK. Anche ai media della carta stampata ha mostrato tutto il proprio dispiacere per questo inizio di stagione: «Mi sono arrabbiato, detesto perdere, quando sento che non ottengo nulla».

Lo svedese Halfvarsson si è scusato per l’accaduto: «È stato un mio errore, sono andato sul suo bastoncino. Mi dispiace. Capisco che in questo momento ce l'abbia con me. Purtroppo è stato un episodio sfortunato».

INDIVIDUALE IN TECNICA LIBERA, VINCE ROETHE, DOVE SONO GLI ITALIANI?

Sjur Roethe classe 1988, lo scorso anno ha incontrato alcune difficoltà tanto da non essere convocato per PyeongChang. Lui si è presto ripreso e nel mese di aprile ha vinto ben due campionati nazionali norvegesi, che come sappiamo bene a volte sono più agguerriti di gare di Coppa del Mondo.

Infatti il 6 aprile 2018 ad Alta ha vinto la 10 km in classico davanti a Paal Golberg e a Martin Johnsrud Sundby ed il giorno dopo ha vinto la 50 km in skating davanti ad Holund.

In questa stagione è subito partito bene con un 3° ed un 1° posto nella gara Fis di apertura della stagione norvegese che si è svolta a Beitostoelen nel mese di novembre.

A Ruka è stato 14° in classico, ma a Lillehammer è stato grande protagonista con un 1° posto nella 15 km in skating e 2° nell'overall standing del mini-tour.

Adesso lo aspettiamo a Beitostoelen dove potrebbe vestire il pettorale giallo.

DEFA IN NETTO RECUPERO

Prova ad inseguimento e grande carattere dimostrato da Francesco De Fabiani. La vittoria del mini-tour va a Didrik Toenseth davanti a Sjur Roethe e a Emil Iversen ma Francesco De Fabiani è 12°, grazie all'11° tempo di giornata. Bene anche Federico Pellegrino che stacca il 15° tempo nella prova ad inseguimento.

SOLO SEMPRE LEI: THERESE JOHAUG

La sete di vittoria è tanta e sicuramente in questa stagione assisteremo ad un monologo di Therese Johaug. Chi la può fermare?

È online il numero 49 di Universo Nordico, cosa aspetti a sfogliarlo?

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